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Un passo alla volta, ci siamo avvicinati alla parte finale del nostro discorso: sicuramente la più bella e difficile.

Infatti, pochissime o quasi del tutto inesistenti sono per il momento le basi storiche su cui possiamo impostare il ragionamento con l’obiettivo di tracciare un quadro abbastanza preciso o almeno verosimile di quello che fu il ruolo del villaggio retico oggi chiamato Laives all’epoca della costruzione della grande strada romana tra Po e Danubio, lunga, ricordiamolo, 600 km.

In altre e più semplici parole: se la via Claudia Augusta passò da Laives, come sappiamo che passò, dove esattamente possiamo collocare il suo tracciato?

Abbiamo già detto più volte che all'epoca della nascita di Cristo Laives era un bel villaggio con numerose abitazioni, rilevanti luoghi di culto, campi ben coltivati e una fitta rete viaria sia in altura (foto 2) che a fondovalle che lo univa sia al porto di Vadena e ai paesi dell’Oltradige che alle zone di montagna alle sue spalle.

Anche verso l’odierna Pineta e S. Giacomo e le altre località site a nord esisteva un buon collegamento. Le case, circondate dagli orti, erano abbastanza distanziate l’una dall'altra e ovviamente occupavano i siti migliori e più vicini alle sorgenti. Venendo da sud, sono ipotizzabili (e anche comprovate) diverse abitazioni tra zona “Gutleben / casa rossa) e l'incrocio con via Stazione. Anche lungo via A. Hofer e Galizia (Jauch) può valere lo stesso discorso, come del resto nella parte alta, sia in zona Reif che Sotttomonte, dove dovrebbero essersi insediate diverse famiglie.

È chiaro che gli abitanti dell’anno 15 a.C. non videro assolutamente di buon occhio l’intenzione dei Romani, con i quali intrattenevano proficui rapporti commerciali da molti decenni, di costruire una strada in mezzo ai loro curati poderi. Perché anche qui, come avevano sempre fatto altrove, i Romani non volevano discostarsi da camminamenti o strade preesistenti (che, dove possibile, si limitavano ad adeguare alle loro esigenze) e perciò è evidente che anche a Laives e fino a Pons Drusi la loro intenzione non era quella di aggirare i villaggi in mezzo alla palude o addirittura in prossimità del fiume ma di rimanere sui percorsi ben collaudati e già utilizzati da secoli dai loro predecessori. Che, come abbiamo già detto, correvano non fuori ma dentro o ai margini dei villaggi.

È dunque assai probabile che arrivati più o meno all'altezza delle odierne caserme (sicuramente non si avvicinarono mai troppo all’Adige), i Romani imboccassero direttamente via Marconi attraversando poi tutto il villaggio fino al Vecchio Paese: ed è questo, metro più metro meno, il percorso del vecchio “stradone” fino alla realizzazione di via Kennedy a metà del diciannovesimo secolo.

Un affronto, questo, che i Reti non avrebbero mai potuto tollerare, e anche per questo fu necessario, per i Romani, scacciarli dalle loro abitazioni.

Sappiamo che i Romani imponevano alle legioni (armate di tutto punto) di percorrere otto miglia al giorno (un miglio equivale a 1000 passi). Se si considera che il punto di ristoro precedente si trovava a Endidae/Egna e per arrivare a Ora si doveva salire e scendere da Castelfeder, è evidente che quello successivo lo crearono a Laives. Dove?

Facile pensare che lo abbiano realizzato proprio dove poi è sorto il Koelblhof ovvero la Vecchia Posta (foto 3), che è la locanda più antica e prestigiosa di tutto il territorio.

Da lì la strada doveva proseguire lungo via D. Chiesa e sul tracciato dell’odierna strada per Bolzano sempre mantenendosi a ridosso della montagna. Attraversato Oltrisarco e percorso viale Trento, si raggiungeva finalmente Pons Drusi dove si attraversava l’Isarco sull'omonimo ponte e si raggiungeva la prossima stazione.

Laives ai tempi della

L'itinerario

Capitolo 13

via Claudia Augusta

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