Boidòr: vocabolo suggerito da Celestino Molinari e praticamente quasi estinto da quando dalle generose abitazioni di campagna si è passati agli spartani alveari condominiali... Il termine non ha reale equivalente italiano (bollitore? tinaia?) e deriva da boìr, bollire, dal latino bullire, detto di liquidi che gorgogliando formano bolle (bulla) in superficie...Il significato è duplice: tino dove fermenta il mosto e, nel nostro caso, locale dal pavimento in terra dove stazionavano i tini e, successivamente, la minuta attrezzatura agricola, cassette di ortaggi o mangime per gli animali da cortile, bottiglie impolverate e non di rado qualche salume appeso al soffitto... A volte accanto al boidòr si trovava il misterioso locale dove si conservava clandestinamente il lambich o alambicco per distillare grappa (sgnà pa, dal tedesco Schnaps) al riparo da occhi indiscreti...