Quanti abitanti può aver avuto il villaggio retico corrispondente all'attuale città di Laives all'epoca del "passaggio" di Druso? Difficile dirlo con precisione, i Reti non erano gente da censimenti e neppure da metropoli di tipo romano. Ciò che si può ipotizzare è però l'esistenza di un insediamento consistente, rilevante numericamente (diverse centinaia di persone) e economicamente all'interno delle gerarchie del tempo.
Partiamo dal dato di fatto che a nord Bolzano non esisteva (la stessa Pons Drusi era poi praticamente una caserma a protezione del ponte), la piana era inabitabile a causa delle costanti alluvioni provocate dai tre fiumi che la attraversavano. Solo i soleggiati e ripidi pendii intorno all'attuale città erano abitati e coltivati, ma per ovvie ragioni si trattava di sparuti e poco influenti nuclei familiari.
L'insediamento maggiore, in quella zona, era certamente quello dell'attuale San Maurizio (successivamente denominato Russan), che si espandeva verso Settequerce e le campagne pedemontane di Terlano. La sua notorietà e importanza era peraltro strettamente legata ai bagni di zolfo e al ruolo di luogo di culto e di pellegrinaggio. Non dimentichiamo che proprio su un piccolo promontorio sovrastante quella zona sorge ancora oggi la chiesa dei santi Cosma e Damiano, che per secoli è stato il luogo di pellegrinaggio più frequentato di tutto il Tirolo meridionale.
Il primo vero villaggio degno di questo nome, scendendo la valle, era dunque quello di Laives, che poteva sfruttare, oltre a varie sorgenti (la presenza di acqua era un fattore di primaria importanza), il vasto conoide alluvionale del Vallarsa per le sue costruzioni e, nel contempo, la rassicurante lontananza dal fiume Adige.
Sappiamo dai ritrovamenti che molte zone erano popolate, da Jauch (Galizia) a Reif (parte alta). Ma è da presumere che tutto il conoide fosse abitato, esattamente come ai nostri giorni, e che il centro del villaggio si trovasse proprio nella zona bassa del paese oggi compresa tra via Damiano Chiesa, via Noldin e via Marconi.
Quest'ultima strada, con le dimensioni caratteristiche dell'epoca, era probabilmente quella che conduceva verso Vadena, dove all'altezza di Stadio / Laimburg (in una bella insenatura naturale che si può ancora ammirare) sorgeva l'importante porto accanto a un altro rilevante insediamento.
I Reti amavano abitare in case di tipo unifamiliare, piccoli masi per intendersi. Tutt'attorno l'orto più o meno esteso e, quasi certamente, ai margini del paese, direi sotto la via Marconi tra le case Orsi e Furlani e lungo tutta la Fossa provinciale i campi coltivati in comune dagli abitanti del villaggio. I terreni verso la stazione erano adibiti a pascolo invernale, poiché d'estate gli animali venivano condotti in altura nei luoghi da sempre frequentati dai Laivesotti: Nova Ponente, Monte San Pietro, Pietralba, passo Oclini fino al Corno Nero.