Savà te: anche zavà te con la z aspra, sostantivo antichissimo diffuso soprattutto in Veneto e Trentino per definire ciabatte o sandali (o scarpe vecchie), in francese savate, in spagnolo zapato. Benché sia classificata tra le parole di origine indefinibile, pare derivi dal turco "cabata" e sia stata importata in Occidente nel IX o X secolo. Ma c'è anche chi la fa derivare da Shabbat, il sabato ebraico, giorno in cui gli ebrei spagnoli indossavano questa calzatura da casa aperta sulla caviglia. Alzar le savà te significa che è arrivato il momento di allontanarsi da una situazione imbarazzante o noiosa, na scarpa e na savà ta sono due cose male assortite. Il verbo zavattar, ciabattare, sta per strascicare i piedi e camminare senza una meta precisa. L'è en zavaton si dice di persona maldestra e inconcludente.Nelle calde notti d'estate la savà ta può essere utilizzata anche per "sghizar" (spiaccicare) le zanzare.