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Bronzolo

22 mar 2023

Paese tra passato e presente

Si può arrivare a Bronzolo da sud o da nord, in treno o in bicicletta, di mattina o di pomeriggio, d’estate o d’inverno: la prima sensazione di chi mette piede in questo tranquillo paesino di quasi 3000 anime è sempre quella di trovarsi in un luogo “distaccato” dall’onnivoro presente, con la sua alienata frenesia e le trasformazioni edilizie incuranti del buon gusto e della vivibilità, e dunque tuttora in grado di conservare un inconsueto equilibrio tra grandeur passata e un’anonima quotidianità.

Passeggiando da via Nazionale verso piazza von Ferrari (dove è d’obbligo una visita al Cafè Walter) lungo le viuzze cinte da alte mura, soffermandosi qua e là dinanzi ai palazzi delle storiche famiglie bronzolote (i Thomsen, von Webern, von Ferrari, Fedrigotti, Mamming, Lentsch eccetera), curiosando nelle austere corti delle case contadine o operaie che, pur rimodernate, nulla hanno perso dell’originario charme o, infine, entrando in una delle storiche locande (Croce d’Oro, Veneri), si rimane immancabilmente ammaliati dal fascino medievaleggiante di questo paese.

Non mancano, ovviamente, tasselli – sempre più numerosi, par di vedere – di modernità in un tessuto urbano dove il decoro proletario sposa discretamente la sobrietà padronale, qualcuno forse discosto dal rigore stilistico (come non ammirare, in proposito, la nitida facciata della chiesa romanico-gotica di piazza San Leonardo) del nucleo centrale. Ma, tutto sommato, sembrano ben conservate e valorizzate le tracce del ricco passato segnato proprio da quello che rappresentava anche la maggiore fonte di insidie per il paese: il fiume Adige. Non si contano le alluvioni spesso catastrofiche registrate nel corso dei secoli, alcune delle quali, come quella del 1882, entrate nella memoria collettiva a causa dei suoi effetti devastanti.

Verso Vadena, i nomi di vie come “Compagnia dei Tra


sporti” o “Dogana” ci ricordano che da tempi remotissimi (al riguardo ci sono documenti risalenti all’anno 1100), Bronzolo, porto fluviale dell’emergente città mercantile di Bolzano, era sede di una potente società di zatterieri e di un ufficio doganale che sovrintendeva al trasporto delle merci (immagazzinate presso l’odierno ristorante al Ponte) e, soprattutto, del legname destinati alle città del Veneto. La fine del sogno durato oltre mezzo millennio coincise con l’avvio della tratta ferroviaria Bolzano – Verona nel 1859: nel giro di pochi anni, il cavallo di ferro sostituì completamente l’attività della Compagnia e ridusse in povertà buona parte della popolazione.

Il parziale riscatto avvenne, nei decenni successivi, grazie all’agricoltura (uva e, poi, mele le coltivazioni prevalenti) e ad una nuova attività industriale che rese famoso il paese: l’estrazione del porfido.


Ancora oggi, guardano verso il monte dei Giudei (confine con Laives e un tempo anche confine di stato) o il Salto del Cavallo o percorrendo gli antichi sentieri che conducono ad Aldino e Monte San Pietro, si intravedono le vecchie cave e i voluminosi depositi di pietrisco. Buona parte della manodopera impiegata in questa attività immigrò dal vicino Trentino e perciò sono poche le famiglie che non annoverano tra i propri antenati un lavoratore del porfido.

Ora Bronzolo ambisce giustamente a riunire le due porzioni di paese separate dalla trafficata strada statale 12 che, al tempo della sua realizzazione, aveva permesso di bandire le interminabili colonne di automobili dalle vie del centro. Ne guadagnerà in termini di coesione sociale e, soprattutto, di una qualità di vita che nulla ha da invidiare alle altre località dell’Unterland.



© Reinhard Christanell 2020
© foto: David Kruk

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