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Appiano all'epoca dei Franchi

di Reinhard Christanell

Fotoservizio: David Kruk

Tutti i diritti riservati


Come riferisce lo storico longobardo Paolo Diacono, tra il 575 e il 590 l’esercito dei Franchi attraversò più volte la valle dell’Adige. Diversi “castra” di origine romana, in quel periodo presidiati da arimanni longobardi, furono distrutti, la popolazione in gran parte schiavizzata. Solo grazie all’intervento dei vescovi Ingenuino di Sabiona / Bressanone e Agnello di Trento fu possibile liberare molti prigionieri dietro pagamento, si vocifera, di un’ingente somma di denaro.

Cornaiano / Girlan


I Franchi, che sotto Carlo Magno avrebbero sconfitto definitivamente i Longobardi di Desiderio nel 774, penetrarono in Trentino per “vendicare” i continui sconfinamenti dei Longobardi nelle Gallie e, soprattutto, per contrastare sul nascere la pericolosa alleanza tra Longobardi e Bavari, questi ultimi stanziati nella piana di Bolzano fino a Laives. Per primo occuparono il castello di Anagni, eretto, secondo la leggenda, da Teodorico, re dei Goti. Da questo castello prese nome l’intera valle chiamata prima di Nan e successivamente di Non. Cramnichis, il condottiero dei Franchi, sconfisse poi il conte di Lagare (Val Lagarina) Ragilo in una sanguinosa battaglia nella piana Rotaliana.

Nella cruenta guerra del 590, i Franchi imperversarono nuovamente in Bassa Atesina. Distrussero diversi castra: Tesana (Tesimo), Maletum (Meltina), Sermiana (Sirmiano), Appianum (Appiano), Fagitana (Fàdana di Cembra), Cimbra (Cembra), Vitianum (Vezzano), Bremtonicum (Brentonico), Voalenses (Voleno), Ennemase (Egna/Castelfeder) “et duo in Alsuva” (Valsugana). Terminata la guerra, nell’anno 591 una nuova calamità colpì la Val d’Adige: non piovve da gennaio a settembre e non vi furono raccolti. Perfino l’erba da foraggio si seccò nei campi. Come non bastasse, sia quell’anno sia quello seguente l’intera valle fu invasa dalle cavallette. La Bassa Atesina era in ginocchio, affamata e decimata come mai negli ultimi secoli.

Questi castra o castella non vanno però intesi come castelli medievali ma bensì come veri e propri villaggi fortificati, occupati da una vasta popolazione dedita all’agricoltura, all’artigianato e ai commerci. Si presume che in epoca romana il fondovalle fosse ancora poco popolato e gli abitanti privilegiassero questi insediamenti collinari o di mezza costa. Non se ne sa ancora molto perché – a parte Castelfeder – pochi sono stati esplorati a sufficienza. La stessa Appianum, come sappiamo, risale certamente alla precedente epoca romana, durata mezzo millennio e terminata da poco più di mezzo secolo. In quel periodo di occupazione longobarda – si presume vi fosse stanziata una guarnigione di arimanni – rivestì certamente una notevole importanza sullo scacchiere del duca di Trento Evino. Da qui controllava le mosse di nemici e alleati lungo tutta la valle dell’Adige. Si spiega così la veemenza con cui fu attaccata dai guerrieri franchi che di fatto rasero al suolo il vecchio centro abitato romano.

Da quel momento in poi, il territorio di Appiano fu di fatto occupato sistematicamente da coloni e “signori” di stirpe longobarda e bavara che si affiancarono all’antica e residua popolazione romana. Il processo di assimilazione fu lento e la convivenza tutt’altro che semplice. Le genti romaniche e germaniche vivevano una accanto all’altra e continuarono a osservare proprie leggi, a praticare propri culti., a seguire proprie tradizioni.

Anche negli altri paesi e villaggi della Bassa Atesina della destra Adige successe la stessa cosa. Sul lato opposto della valle il processo di assimilazione fu ancora più lento e si concluse soltanto dopo l’anno 1000. In epoca carolingia, nell’845, un atto giudiziario ci permette di conoscere i nomi di tre scabini attivi ad Appiano: Hagilo de Prissianum, Launulfus de Bavarius e Fritari de Apiano. Gli scabini erano giudici introdotti e nominati da Carlo Magno e di fatto “suggerivano” la sentenza al conte che presiedeva il tribunale e formalmente pronunciava il verdetto. Il fatto che tre alto funzionari di stirpe germanica occupassero cariche di quel livello potrebbe dimostrare che nel IX secolo gli “immigrati” bavari e longobardi si erano già ampiamente stabilizzati nella zona settentrionale del ducato di Trento. Nel documento, i tre vengono definiti “Teutisci” ovvero todeschi, per distinguerli dai longobardi. Possiamo dunque supporre che la definitiva stabilizzazione dei nuovi arrivati bavari e longobardi nella zona di Appiano (in precedenza vero e proprio feudo romanico) risalga perlomeno all’epoca di Carlo Magno. Gli stessi nomi delle principali località del territorio, tutte di chiara origine romana, vengono tedeschizzate proprio in quel periodo: da Appiano a Eppan (con la E al posto della A e l’accento spostato sulla prima sillaba), da Cornaianum a Girlan, da Missianum a Missian.

Poi per alcuni secoli cala il silenzio su Appiano: finché nel XII secolo riappaiono testimonianze che confermano la completa “metamorfosi” germanica del luogo: accanto a Ebpan o Eppan compaiono anche Screbuhilen / Schreckbichl (Colterenzio), Routa (Reit), Gurlan, Missen o Missian: dove la conservazione della desinenza -an rimane a perenne ricordo dei trascorsi romanici.





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