Correva l’anno 180 d.C. Le interminabili guerre tra l’impero e i sediziosi Marcomanni condizionavano pesantemente la vita della popolazione – anche nella piccola terra tra i monti. Il 17 marzo morì a Vindibona (Vienna) il leggendario imperatore Marco Aurelio, lasciando il trono al figlio diciannovenne Commodo. Laives, già fiero villaggio retico ai piedi del soleggiato Montelargo, fa parte con tutta la valle dell’Adige fino a Statio Maiensis (Merano) della Regio X Venetia et Histria. Nei giorni del solstizio invernale, nei pressi del tempio di Saturno si radunano i possidenti della zona con i loro schiavi (che godevano di particolari privilegi durante le festività) per festeggiare i Saturnali che ogni anno si svolgevano tra il 17 e il 23 dicembre. Grandi carri trasportano le botti di vino retico, su tavoli di legno sistemati davanti al piccolo tempio vengono offerti cibi e frutti di ogni genere. Dopo le cerimonie sacre officiate dalle sacerdotesse in onore della divinità e dell’anima dei defunti, la festa durava ininterrottamente per una settimana.
Questa scena di 2000 anni fa probabilmente si è svolta nel piazzale davanti all’odierna chiesa, dove si trovava il tempio di una divinità venerata in tutto il territorium tridentinum, Sarturno. Ci troviamo dunque nell’area sacra, nella cittadella, il cui nome antico ci è ignoto. In epoca medievale questo luogo venne denominato St. Anton / Sant’Antonio (Abate), un toponimo oggi completamente dimenticato. Solo la vecchia chiesa parrocchiale porta ancora il suo nome insieme a quello di S. Nicola. I nomi di santi, a differenza di quelli “laici” di derivazione popolare, erano sempre imposti dalle istituzioni per sostituire precedenti denominazioni “pagane”. Perciò possiamo pensare che proprio al posto dell’attuale chiesa si trovasse un tempio pagano. Nel commendarius trentino si legge: “in villa Leifers quidam capella in honorem sanct antoni confessoris antiquitis constructa“. (Nel paese di Laives fu costruita in tempi antichi una cappella in onore di Sant’Antonio). Con antiquitis ci si riferisce probabilmente ai tempi carolingi o poco prima, nei quali il Cristianesimo si impose definitivamente da queste parti.
Ma perché proprio Sant’Antonio? Chi era costui? Dalle storie di Atanasio (Vita Antonii) apprendiamo che nacque in Egitto nel 251 e qui trascorse tutta la vita nel deserto; morì a 105 anni nel 356. Era, tra l’altro, il protettore degli allevatori e degli animali domestici, e perciò veniva anche chiamato Sant’Antonio dei porcelli. Antonio aveva quindi il delicato “compito” di far dimenticare una divinità precedente molto amata. Attorno all’anno 1000 le reliquie del santo furono portate a La-Motte-au-Boi e in tutta Europa si diffuse rapidamente il suo culto.
(c) Reinhard Christanell
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