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Smarlòss: sostantivo proposto dall'amico Bruno Borin che, però, usa la grafia smarloz (mhd. / ted. mediev. sloÊ’ per Schloss), altrettanto frequente a Laives e dintorni; peraltro esiste anche la forma marlòs ma personalmente ritengo quella più corretta la prima: smarlòss. Il significato è chiaro: lucchetto. L'origine, invece, abbastanza difficile da stabilire in quanto non è un vocabolo prettamente laivesotto ma, per così dire, di importazione. Bisogna infatti risalire agli immigrati tedeschi del Bersntol (Fersina), insomma della valle dei Mocheni, che si stabilirono nella zona di Pergine intorno al 12. e 13. secolo. Qui chiaramente vennero a strettissimo contatto due lingue molto differenti tra loro come l'italiano e il tedesco, quest'ultimo denominato dagli abitanti originari slambròt. Le parole, e le lingue in genere, si formano per esigenze concrete, di vitale importanza: e la tendenza, secondo i linguisti, è sempre quella di semplificare, di ridurre al minimo i rischi di incomprensione. Per fare un esempio banale: cosa succede se chiudiamo un maschio e una femmina della stessa specie in una stanza per un certo tempo? Le possibilità sono più o meno tre: si ignorano, oppure si azzuffano o, secondo me la più probabile, si riproducono. E il frutto della loro unione assomiglierà un po' a entrambi i genitori. La stessa cosa succede con le parole: e qui si usa il termine corruzione linguistica, da non confondere con quella attualmente imperante in altri ambiti. Torniamo allora allo smarlòss di Bruno Borin: l'origine del vocabolo è sicuramente quella tedesca di Schloss, ma per arrivare allo smarloss bisogna probabilmente utilizzare un'intera frase: gib-mr-a-schloss (gib mir ein Schloss), dammi un lucchetto, rivolta dal Mocheno allo Schlosser (fabbro ferraio). Questa locuzione, troppo complicata nella conversazione quotidiana, con il tempo si è per così dire ristretta, contratta, diventando quella che usiamo ora, smarloss.Ultima annotazione: come è arrivata a Laives questa parola? Propendo per l'ipotesi che l'abbia portata con sé qualche famiglia originaria della Valsugana o di altre zone limitrofe del Trentino. Per esempio, per elencare alcuni cognomi tipici di quelle zone e diffusi anche a Laives, i Tomasi, Casagrande, Giovannini, Moser, Facchinelli, Fontana, Anesi, Caumo, Paterno, Ianeselli, Tamanini, Martinelli, Giacomelli, Bazzanella, Brugnara, Nicolussi, Paolazzi, Roat, Gozzer, Pompermaier, Pallaoro, Paoli, Libardoni.

 

Dizionario

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