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Il calzolaio e la battuta sul papa


di Reinhard Christanell


Come un calzolaio di Laives fece infuriare i rappresentanti del partito socialcristiano

Laives alla fine dell'800


Benché il Tirolo meridionale fosse una regione a vocazione agricola e profondamente clericale, nei primi anni del XX secolo l’industrializzazione si fece strada anche da queste parti. Nacquero, accanto ai partiti politici ispirati alle idee cristiano-sociali, anche quelli legati al mondo del lavoro e quindi alla socialdemocrazia. Il partito socialdemocratico tirolese era legato al movimento sindacale che si batteva per la riduzione degli orari di lavoro (si lavorava fino a 16 ore al giorno) e all’aumento dei salari, che in molti casi non permettevano una sopravvivenza dignitosa. Insomma, nulla di nuovo sotto le stelle.

A Bolzano, il movimento socialdemocratico aveva la sua sede in una casa di via Dante acquistata dal birrificio Blumau. Durante il fascismo, l’edificio fu requisito e occupato dai militari in camicia nera. Non fu mai più restituito ai legittimi proprietari – neppure a guerra finita.

I socialdemocratici avevano un proprio giornale, la “Volkszeitung”, pubblicata dal 1892 al 1957. Ovviamente, anche allora la battaglia politica si svolgeva su tutti i fronti e il giornale “rosso” contribuiva a modo suo. Nell’edizione del 4 maggio 1907 pubblicò un articolo dedicato a un curioso e divertente fatto di cronaca avvenuto a Laives. In un noto locale pubblico del paese era in corso una riunione del partito cristiano-sociale. Oratore ufficiale tale Rienzl, candidato al consiglio dei comuni. Al termine del suo discorso, il politico invitò la sala a intonare un “Evviva” all’imperatore asburgico. “Hoch soll er leben” (lunga vita all’imperatore) urlarono i presenti. Sull’onda dell’entusiasmo, l’oratore ritenne doveroso proporre ai presenti un uguale trattamento per il papa, all’epoca Pio X. “Hoch soll er leben”, strillarono sussiegosi i ferventi cristiano-sociali laivesotti, “lunga vita al papa”. Non appena la frase fu pronunciata e il silenzio ripristinato, un “maestro calzolaio del posto – scrive il giornale – nella sua ingenuità” aggiunse all'auspicio per il sommo pontefice un blasfemo “und dick soll er werden” (e che ingrassi bene) che ovviamente paralizzò la sala. Qualcuno rise sotto i baffi, altri fissarono imbarazzati l’autore dell’oltraggio. Il calzolaio rimase imperturbato e con il sorriso sulle labbra al suo posto. Allora il parroco di Laives gridò indignato allo scandalo. Mai nessuno si era permesso di ingiuriare in questo modo il Santo Padre. Pretese l’immediata espulsione dalla sala del calzolaio. Nessuno si mosse ed anche il calzolaio rimase immobile. Il sacerdote si rivolse quindi a una “singola persona” fidata chiedendo che eseguisse il suo ordine e “buttasse fuori dal locale” l’autore dell’imperdonabile offesa. L’uomo abbassò il capo e fece finta di non aver sentito. Evidentemente, il calzolaio non era l’unico “infiltrato” presente in sala.

Commento finale del giornale: per fortuna il calzolaio era una persona stimata e benvoluta in paese, dove evidentemente non erano presenti solo fanatici che in altre località seguivano ciecamente i diktat dei “padroni”, altrimenti l’episodio poteva finire davvero male per il povero calzolaio. E per fortuna anche, conclude il giornale, che il divertente episodio non possa essere addebitato dai cristiano-sociali a un socialdemocratico ed essere utilizzato come argomento in campagna elettorale. Comunque, la prudenza non è mai troppa, concluse l’articolo – che ai curiosi lettori non rivelò il nome del simpatico calzolaio.





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