Aggiornamento: 2 giu 2021

Se c’è un paese, in Bassa Atesina, per il quale vale il detto “l’apparenza inganna”, questo è sicuramente Vadena. Attraversato il ponte sull’Adige (il giorno della sua inaugurazione, ad inizio millennio, il sindaco di un paese limitrofo commentò l’evento con le parole “un bel ponte, peccato che non conduca da nessuna parte"), il terzo dopo quello in legno del 1884 e quello del 1929 oggi dislocato sulla ciclabile Bolzano - Laives, ciò che appare agli occhi del visitatore è, per dirla con lo storico Ludwig Steub, che qui approdò nel 1880 sul rudimentale traghetto che allora collegava le due sponde del fiume, “una striscia di terra tagliata fuori dal mondo, lunga un paio d’ore e larga non più di un quarto d’ora, insomma uno dei luoghi più tranquilli e silenziosi di tutta la provincia”.
In realtà, come lo stesso Steub sapeva (aveva indicato nel preromano Fethanei piuttosto che nel latino Vadum la forma originaria del nome del paese), Vadena, paese “diffuso” con le frazioni di Masetta, Mover, Carnel, Birti, Laimburg, Piccolongo e Gmund oggi immerse in una distesa di frutteti incuneata tra Monte di Mezzo, fiume Adige e A22, rappresenta uno dei luoghi di maggior rilevanza storica dell’intero Tirolo.
A metà ottocento, sui terreni della contessa von Thun in località Stadio furono rinvenute alcune tombe risalenti all’età del ferro. Grazie agli scavi effettuati nei i decenni successivi, fu portato alla luce uno dei sepolcreti più vasti (oltre 200 tombe) e longevi dell’arco alpino, utilizzato ininterrottamente dal tempo dei Reti fino al tramonto dell’impero romano. Particolarmente significativa una grande stele funeraria recante la misteriosa iscrizione “pnake vitamu la↑em”, oggi letta come “Qui morì / è sepolto l’eroe / il guerriero Vitamu …”

Nella metropoli sull’Adige, emporio commerciale di prima grandezza e rilevanza, confluivamo merci (vino, olio, ceramiche, armi, metalli, monili) dalla pianura padana (Veneti ed Etruschi) e dall’oltralpe bavarese (Celti). Dell’antico porto, sorvegliato a distanza dai ruderi medievali di Laimburg e Leuchtenburg, precedente di molti secoli quello di Bronzolo, sono ancora visibili i massi di porfido che formavano le banchine d’approdo dei natanti. a malincuore questo favoloso libro di storia per incontrare Martine Parise, insegnante e vicesindaca. Del paese odierno, in virtù della sua storia famigliare, incarna passato e presente – con lo sguardo puntato ad un ambizioso e per nulla “rurale” orizzonte. “Politica ambientale e risparmio energetico”, racconta, “sono al centro del nostro programma, come pure i progetti per migliorare la qualità della vita, la messa in sicurezza delle strade, l’incremento dei collegamenti con i comuni limitrofi e la riqualificazione delle frazioni”. Insomma, Vadena città aperta e, soprattutto, “sostenibile”. Il paese, cresciuto gradualmente grazie a varie fasi di immigrazione dal Trentino e dal Veneto, oggi conta un migliaio di abitanti. Dice Parise: “Negli ultimi anni il numero dei residenti è cresciuto e questo ha contribuito a trasformare il piccolo paese rurale in una comunità moderna, variegata e in continua crescita. Questa trasformazione non può che aver portato al paese ricchezza sia sociale che economica che culturale.”

Particolarmente soddisfatta Martine Parise si dimostra per un’iniziativa partita da un gruppo di giovani intenzionati a formare una cooperativa edilizia: un segno insperato di vitalità che denota anche un “attaccamento alle radici” - in contrasto con la tendenza all’abbandono dei centri periferici a favore di quelli maggiormente serviti.Torniamo verso il ponte mentre il sole, che al di qua del fiume lambisce la placida valle, si inabissa dietro i maestosi Denti di cavallo e il Pigloner Kopf, simboli sempiterni di questo territorio fatato.
(c) Reinhard Christanell 2020